Verbi transitivi e verbi intransitivi

GRAMMATICA ITALIANA AVANZATA

Verbi transitivi e verbi intransitivi

Verbi transitivi e verbi intransitivi

Secondo il rapporto che i verbi stabiliscono con altre parole della frase per esprimere un’azione o un evento, si dividono in due classi: verbi transitivi e verbi intransitivi.

I verbi transitivi sono quelli che esprimono un’azione che passa (transita) o può passare direttamente (cioè senza il tramite di una preposizione) dal soggetto che la compie a una persona, animale o cosa che la riceve anche se questo è solamente sottinteso.

Carlo legge il giornale. (complemento espresso)
Carlo mangia. (complemento sottinteso)

In entrambi i casi Carlo compie un’azione che non si esaurisce nel soggetto ma passa direttamente sul complemento oggetto “il giornale” come nel primo esempio. Nel secondo esempio risulta evidente che l’azione di mangiare compiuta da Carlo deve effettuarsi su qualcosa che la riceve. Qualunque verbo transitivo può essere usato senza indicare il complemento oggetto.

I verbi intransitivi indicano uno stato, un modo di essere o esprimono un’azione che si esaurisce e rimane nel soggetto che la compie, senza poter passare a una persona, un animale o una cosa che la riceve.

Sono quelli che non ammettono un complemento diretto, cioè si collegano all’oggetto attraverso una preposizione:

La pioggia cadeva sui tetti.
I bambini andavano a scuola.

In questi esempi l’azione riguarda solo il soggetto e “non passa” su niente altro, infatti i tetti  e la scuola indicano il luogo dove si compie l’azione e non sono oggetto di essa.

Molti verbi sono solamente transitivi (come studiare, bere, scrivere) e molti sono solamente intransitivi (come tornare, ingrassare, morire, rimanere), ma ci sono anche verbi che possono essere sia transitivi che intransitivi:

Lo studente passa il libro al professore.
Lo studente passa attraverso le sbarre.

Nel primo caso il verbo passare è transitivo, infatti l’azione compiuta dallo studente, è ricevuta dal complemento oggetto “il libro”; nel secondo caso invece esso è intransitivo, infatti si esaurisce e rimane nel soggetto.

Alcuni verbi intransitivi diventano transitivi quando il complemento oggetto presenta la stessa radice del verbo e ne condivide il significato:

Mario viveva una vita pericolosa.
Da bambino ho pianto lacrime amare.

Altri verbi, inoltre, possono essere transitivi o intransitivi dipendendo dal loro significato:

I vicini hanno cambiato casa.
Il tempo è cambiato.

Dato che la maggior parte dei verbi transitivi possono essere usati senza indicare il complemento oggetto, è consigliabile consultare il dizionario, in caso di dubbi, per evitare errori.

Pronomi personali soggetto italiani – Video

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Video che spiega quali sono e come si utilizzano i pronomi personali soggetto nella lingua italiana.

Il gerundio e i suoi tempi

Il gerundio e i suoi tempi

Il gerundio e i suoi tempi

 

 

Il gerundio ha due tempi: il presente o gerundio semplice, che indica l’azione come contemporanea all’azione del verbo reggente, e il passato o gerundio composto, che indica un’azione anteriore a quella espressa dal verbo reggente:

Studiava ascoltando musica.
(mentre studiava)

Avendo studiato, comincio ad ascoltare musica.
(prima di ascoltare musica)

 

L’uso del gerundio passato è meno frequente e in genere viene sostituito con frasi esplicite:

Essendo passato con il semaforo in rosso, è stato multato.
(poco frequente)

E stato multato perché è passato con il semaforo in rosso.
(più frequente)

Il gerundio esprime un evento e può indicarne:

  • il tempo in cui avviene l’azione rispetto al verbo reggente

Correndo per la strada, incontro sempre Mario.
(quando incontro Mario)

  • la causa che determina l’azione del verbo reggente

Essendo molto stanco, sono andato a dormire.
(perché sono andato a dormire)

  1. Il modo in cui viene compiuta l’azione del verbo reggente

Parlava con gli amici, piangendo.
(in che modo parlava con gli amici)

Il gerundio può avere usi particolari molto frequenti nella lingua italiana in perifrasi che usano i verbi andare e stare:

  • per indicare un’azione che si sta svolgendo nel momento in cui parliamo:

Lasciami tranquillo che sto mangiando.

  • per indicare un’azione che si sta sviluppando:

Il tempo va migliorando.

 

 

 

Il participio e i suoi tempi

Il participio e i suoi tempi

Il participio e i suoi tempi

 

 

Il participio è un modo che “partecipa” sia nelle caratteristiche del un verbo sia di quelle dell’aggettivo. Come verbo, infatti, esprime un’aziono o un modo di essere; come aggettivo funziona da attributo di un nome, con cui concorda in genere e in numero:

Un rumore irritante mi svegliò.
come verbo, indica un’azione = “che irritava”
come aggettivo, concorda in genere e numero con il nome rumore

La medicina scaduta fu buttata via.
come verbo, indica un modo di essere = “che era scaduta”
come aggettivo, concorda in genere e numero con il nome medicina.

Il participio ha due tempi, entrambi semplici: il presente e il passato.

Il participio presente è usato soprattutto come aggettivo e, quindi, come attributo di un nome:

Paolo mi ha raccontato una storiella molto divertente.
Laura ha un bel viso sorridente.

Come aggettivo, il participio presente può essere sostantivato e, quindi, usato come nome:

Questo brillante è molto prezioso.
Un famoso cantante è caduto dal palco.

In funzione di verbo, il participio presente è di uso raro. Lo si trova nei testi letterari o nei testi appartenenti al linguaggio della burocrazia. Oggi, al posto del participio presente, nella lingua parlata e scritta si usa per lo più una proposizione relativa: “Dalla folla occorrente (più usuale: che occorreva) da tutte le parti, si levò un grido.

Anche il participio passato (lodato, -a, -i, -e) funziona sia come aggettivo sia come verbo. Come aggettivo funge da attributo di un nome, con cui concorda in genere e numero:

La polizia catturò subito i banditi evasi.

Spesso il participio passato viene sostantivato e usato come nome: l’evaso, un laureato, gli invitati, il gelato, ecc.

Come verbo, il participio passato, unito all’ausiliare essere, serve a costruire tutti i tempi  delle forme passive:

Paolo e Laura sono stati lodati da tutti.

Unito agli ausiliari essere e avere serve a formare i tempi composti di tutti i verbi:

Siamo tornati ieri.
Ti ho spedito il pacco per posta.

Sempre come verbo, il participio passato viene anche usato come elemento centrale di proposizioni dipendenti, con valore temporale o causale, cioè con il significato di “dopo che” o “poiché”:

Risolto il problema, tutta la controversia finì in nulla.
Spaventati dal rumore, i ladri fuggirono.

 

 

 

infinito e i suoi tempi

L’ infinito e i suoi tempi

L' infinito e i suoi tempi

 

 

L’infinito esprime il semplice significato del verbo, cioè esprime solo l’evento, l’azione, il fatto o la situazione indicati dal verbo:

correre                apparire              nascere               spiegare

L’infinito ha due tempi: uno semplice, il presente e uno composto il passato.

Nelle proposizioni indipendenti l’infinito viene usato:

  • per  esprimere un ordino o dare un’istruzione, in luogo dell’imperativo:

Circolare! Circolare!

  • Per esprimere un comando negativo o un divieto:

Non aprire quella porta!
Non compare quelle scarpe!

  • In frasi interrogative ed esclamative:

Che pensare?
Io venire alla tua festa?
Poterlo comprare!

Spesso l’infinito viene sostantivato e usato come nome:

Lavorare stanca.
Fummo svegliati dall’abbaiare dei cani.
L’aver studiato molto gli fu molto utile.

Ma, l’infinito si usa soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In esse, l’infinito presente esprime un’azione contemporanea o successiva rispetto a quella della proposizione reggente:

Credo di conoscerlo bene.
Credevo di conoscerlo bene.
Spero di rivederti presto.

L’infinito passato, invece, indica un’azione anteriore a quella della reggente:

Penso di aver capito.
Temeva di aver sbagliato.

 

 

 

 

 

 

Modi indefiniti

Modi indefiniti

Modi indefiniti

 

I modi indefiniti sono tre:

l’infinito
il participio
il gerundio

Essi sono caratterizzati dal fatto di non avere forme diverse per indicare la persona o il numero e di essere vicini, per la funzione che svolgono, ai nomi e agli aggettivi.

Per questo vengono anche chiamati forme nominali del verbo.