Presente dell’indicativo

Presente dell’indicativo

 Presente dell'indicativo

 



Il presente dell’indicativo si può utilizzare per indicare:

 

Un avvenimento: piove.
Un’azione: guardo la TV.
Un modo di essere: sono calmo.

 

che avviene nel momento stesso in cui si sta parlando.

Si utilizza per indicare un fatto consueto o un’azione che avviene con regolarità:

 

Tutti i giorni faccio la doccia.
La sera leggo sempre un libro.

Viene utilizzato anche per indicare determinate capacità, anche se queste non vengono svolte nel momento in cui si parla:

 

Luigi suona il piano molto bene.
Quei ragazzi ballano in maniera stupenda.

Si utilizza per parlare di un fatto sempre vero, una verità atemporale:

 

L’amore non ha età (verità accettata da tutti)
La radice quadrata di 2 è  4  (leggi scientifiche)
L’Italia è una penisola (descrizioni geografiche)
Chi dorme non piglia pesci (proverbi)

Può essere utilizzato come un passato in forma di presente nei testi storici, come “presente storico”:

 

Dante Alighieri nasce nel 1265 e scrive la Divina Commedia

 

Soprattutto nella lingua parlata, il presente può essere utilizzato anche per parlare di azioni che non sono ancora avvenute:

 

Domani facciamo la spesa.
La prossima settimana arrivano i nostri amici.

Il presente può essere utilizzato anche per azioni che sono iniziate nel passato ma che stanno continuando nel presente:

Studio italiano da tre anni.
Lavoriamo in questa fabbrica da cinque anni.

 
 

 

Aspetto dell’azione dei verbi

Aspetto dell’azione dei verbi

I verbi italiani oltre al tempo in cui si svolge l’azione

 

PRESENTEPASSATOFUTURO

e al modo in cui si svolge un’azione

 

REALEPROBABILESUBORDINATA ecc.
 
possono fornire informazioni sull’ASPETTO DELL’AZIONE, cioè la maniera in cui si svolge l’azione espressa dal verbo, se si compie in un determinato momento o, invece, si realizza nel tempo.

Per esempio la frase:
 
LUCIA MANGIAVA UN PANINO
 
presenta solo una parte di un’azione in svolgimento, che dura nel tempo, in questo caso si direbbe che il verbo indica un’azione di aspetto progressivo o durativo, invece la frase:

LUCIA MANGIÒ UN PANINO
 
presenta un’azione in tutto il suo svolgersi, avvenuta in un preciso momento del passato e subito conclusa, , in questo caso si direbbe che è il verbo indica un’azione di aspetto perfettivo o puntuale.
 
Gli aspetti dell’azione che un verbo può indicare sono moltissimi, alcuni esempi sono:

Roberto studiava nella sua stanza. Azione che dura nel tempo
La donna scivolò improvvisamente. L’azione si consuma in un attimo
Il cantante cominciò a cantare. L’azione inizia.
Le foglie cadono in autunno. L’azione è in corso.
Lo studente finisce l’esame. L’azione sta terminando
 

In alcuni casi la desinenza di un verbo può indicare l’aspetto dell’azione, come nel caso di

STUDIÒ / STUDIAVA

Però ci sono verbi che hanno un significato che indica un evento che per sua natura si compie in un momento preciso (puntuale) come per esempio:

 

CADERE – SVEGLIARSI – TROVARE
 
E verbi che hanno un significato che indica un evento che si realizza durante un periodo di tempo (durativo), come per esempio:
 
OSSERVARE – CAMMINARE – DORMIRE
 
Ci sono verbi che indicano l’inizio di un’azione che continua nel tempo e si dice che hanno un ASPETTO INGRESSIVO, come per esempio i verbi:
 
ARROSSIRE – INVECCHIARE – DESCOMPORSI
 
Vi sono anche casi in cui si utilizzano dei verbi denominati ASPETTUALI per esprimere l’aspetto di un’azione, come per esempio le frasi
 
IL CORSO STA PER COMINCIARE
FINISCO DI LAVORARE

I tempi dei verbi italiani

I tempi dei verbi italiani

Quando parliamo di un’azione o descriviamo uno stato, normalmente dobbiamo indicare in quale momento si verifica, se sta succedendo in questo momento, se è già successo o se succederà più avanti.
 
Questo è possibile grazie alla desinenza del verbo che permette conoscere il tempo in cui si verifica l’azione o lo stato.
 
COMPRO                adesso
COMPRAVO           la settimana scorsa
COMPRERÒ          domani
 
Quando usiamo un tempo facciamo sempre riferimento al momento in cui stiamo parlando o scrivendo, possiamo dire quindi che:

il PRESENTE descrive un evento CONTEMPORANEO e si utilizza quando il fatto avviene nel momento in cui si parla o si scrive.

Il PASSATO descrive un evento ANTERIORE e si utilizza quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla o si scrive

Il FUTURO descrive un evento POSTERIORE e si utilizza quando il fatto avviene in un momento posteriore a quello in cui si parla.

Il verbo, dunque, ha TRE TEMPI fondamentali che a loro volta si suddividono in altri tempi che permettono di descrivere diversi aspetti dell’azione o il rapporto tra due diversi momenti temporali.
 
Questi tempi, che descriveremo dettagliatamente più aventi sono:
  • Imperfetto
  • Passato prossimo
  • Passato remoto
  • Trapassato prossimo
  • Trapassato remoto
  • Futuro semplice
  • Futuro anteriore


I tempi verbali si distinguono in:

TEMPI SEMPLICI

Quando sono formati da una sola parola, formata dalla radice del verbo e dalla desinenza:

  • CANTA
  • ANDAVAMO
  • PARLARONO
  • VIAGGERÒ
  • ECC.
 
TEMPI COMPOSTI

Quando sono formati dall’unione di due parole, una voce dell’ausiliare essere o avere più il participio passato del verbo:

  • HA CANTATO
  • ERAVAMO ANDATI
  • EBBERO PARLATO
  • AVRÒ VIAGGIATO
 
Nei tempi composti l’ausiliare definisce quando viene effettuata l’azione, se al passato, al presente o al futuro, invece il participio passato se utilizza l’ausiliare essere può indicare il numero e il genere del soggetto che compie l’azione.

La persona e il numero dei verbi

La persona e il numero dei verbi

Attraverso la desinenza di un verbo, possiamo sapere qual è la persona o cosa che compie o subisce un’azione.

Infatti, se osserviamo, quando cambiano le persone che fanno l’azione, automaticamente cambia la desinenza del verbo a cui si riferiscono.
 
TU CANTI
NOI CANTIAMO
LORO CANTANO
 
La persona o più precisamente il soggetto del verbo ha tre forme: chi parla, chi ascolta e una persona diversa sia da chi parla che da chi ascolta.

 

1ª persona = IO  e  NOI 
2ª persona = TU  e  VOI
3ª persona =  LUI, LEI  e LORO
 
La persona del verbo oltre alle forme appena viste, ha anche un numero che può essere singolare quando la persona è solamente una e plurale se è composta da più persone o cose.
 

Abbiamo quindi tre persone singolari e tre persone plurali

 

IO = 1ª persona SINGOLARE
TU = 2ª persona SINGOLARE
LUI-LEI = 3ª persona SINGOLARE
NOI = 1ª persona PLURALE
VOI = 2ª persona PLURALE
LORO = 3ª persona PLURALE
 
Come abbiamo visto, la desinenza di un verbo è sufficiente per definire sia la persona che il numero di chi fa l’azione, quindi nell’italiano nella maggioranza dei casi non è necessario scrivere o nominare i pronomi quando si parla.
 
Per esempio quando diciamo o scriviamo il verbo CANTIAMO, la desinenza IAMO ci indica chiaramente che chi fa l’azione è una prima persona plurale.
 
 

Uso dei modi e dei tempi italiani

Uso dei modi e dei tempi italiani

Attraverso i modi verbali, possiamo esprimere in forme diverse ciò che stiamo facendo, sperimentando, pensando ecc.
 
Nell’italiano ci sono sette modi verbali divisi in due gruppi:
 
4 modi finiti
3 modi indefiniti
 
I modi finiti sono chiamati così perché indicano chiaramente sia il numero che la persona che compie l’azione e sono:
 
INDICATIVO che si utilizza per parlare di fatti reali, certi o perlomeno considerati così da chi parla.

CONGIUNTIVO: si utilizza per comunicare opinioni personali, dubbi, sentimenti, speranze, timori.

CONDIZIONALE: si utilizza per esprimere desideri o parlare di avvenimenti subordinati a determinate condizioni.

IMPERATIVO: si utilizza per dare ordini, proibire, consigli, esortare.
 
I modi indefiniti sono chiamati così perché non danno nessun tipo di informazione relativa alla persona e solamente in alcuni casi solo possono indicare il numero e il genere.

INFINITO: esprime l’azione in maniera generica, senza indicare il numero o la persona

PARTICIPIO: indica un’azione come caratteristica attribuita a un nome e può essere utilizzato come aggettivo, come verbo o come avverbio.

GERUNDIO: si utilizza per indicare le circostanze un’azione o se questa è contemporanea o anteriore a un’altra.
 
 

Continua a imparare l’uso dei modi e dei tempi dei verbi italiani facendo clic sui link qui sotto:

modo indicativo

modo congiuntivo

modo condizionale

modo imperativo

modi indefiniti

 

La coniugazione dei verbi

La coniugazione dei verbi

La coniugazione dei verbi è l’insieme delle variazioni che il verbo subisce per descrivere un’azione specificando la persona che la compie, il modo in cui la compie ed il tempo in cui si svolge.

Un verbo è composto essenzialmente da tre parti:

una parte invariabile chiamata BASE o RADICE che indica il tipo di azione o stato di cui si sta parlando:

SCRIVERE  “scrivradice del verbo scrivere

una VOCALE TEMATICA che caratterizza la coniugazione:

CANTARE   prima coniugazione
CORRERE  seconda coniugazione
DORMIRE  terza coniugazione

L’unione della RADICE e della VOCALE TEMATICA formano il TEMA di un verbo:

PORTARE  “portatema del verbo portare

una PARTE MORFOLOGICA VARIABILE che unita alla VOCALE TEMATICA viene denominata DESINENZA che indica la persona, animale o cosa che compie l’azione, il momento in cui si verifica e il modo in cui si svolge.

 

MANGIAVO
PARTIRÀ
PORTARONO
 
 
Nonostante le desinenze verbali siano numerose, con sufficiente pratica linguistica, ascoltando la gente parlare o leggendo, saremo in grado capire tutte le informazioni che esse contengono:

CANTAVAMO

La radice “cant” indica l’azione di emettere con la voce una melodia.
La desinenza “avamo” indica che chi compie l’azione è la prima persona al plurale (noi), che l’azione compiuta è reale (modo indicativo), che l’azione veniva compiuta al passato (tempo imperfetto), che l’azione dura nel tempo ( durativa) e che l’azione può passare su un oggetto (transitivo).


Continua a imparare i verbi di servizio facendo clic sui link qui sotto:

Coniugazioni regolari e irregolari

Coniugazione dei verbi ausiliari

Coniugazione attiva

Coniugazione passiva

Coniugazione riflessiva

Verbi difettivi

Verbi sovrabbondanti