Il femminile dei nomi di professioni
Il femminile dei nomi di professioni
Il femminile dei nomi di professioni
Non esistono regole chiare per la formazione del femminile dei nomi di professione, dato che per vari motivi di ordine sociale, la donna ha potuto accedere a molte di queste professioni da poco tempo.
Con i cambiamenti socioculturali avvenuti nel corso degli anni, professioni che anteriormente erano riservate solo agli uomini, sono ora comunemente praticate anche dalle donne; questo ha posto il problema linguistico di come si devono indicare i nomi femminili di tali professioni.
Dato che non esistono delle regole generali a riguardo, vediamo come dobbiamo comportarci per formare il femminile dei nomi di professioni o cariche:
con alcuni nomi si cambia la terminazione (-o) con la terminazione (-a):
il maestro – la maestra
il sarto – la sarta
il cuoco – la cuoca
il fornaio – la fornaia
il netturbino – la netturbina
il ballerino – la ballerina
con i nomi di professione che appartengono ai nomi comuni, cioè che sono uguali al maschile e al femminile, è sufficiente cambiare l’articolo che li antecede:
il preside – la preside
il regista – la regista
il cantante – la cantante
il farmacista – la farmacista
il dentista – la dentista
il giornalista – la giornalista
il musicista – la musicista
il parlamentare – la parlamentare
ma occorre prestare attenzione ad alcuni nomi dove anche la terminazione (-e) deve essere cambiata con la terminazione (-a):
l’infermiere – l’infermiera
il portiere – la portiera
il cameriere – la cameriera
il giardiniere – la giardiniera
con molti nomi che hanno la terminazione in (-tore) si cambia la terminazione in (-trice):
l’attore – l’attrice
lo scrittore – la scrittrice
il pittore – la pittrice
il senatore – la senatrice
l’ispettore – l’ispettrice
il direttore – la direttrice
con alcuni nomi di professioni si forma il femminile aggiungendo il suffisso (-essa) alla forma maschile:
il dottore – la dottoressa
il professore – la professoressa
lo studente – la studentessa
ma occorre fare attenzione a utilizzare il prefisso (-essa), perché alcune forme risultanti potrebbero avere una connotazione ironica e dispregiativa:
ministro – ministressa
filosofo – filosofessa
generale – generalessa
il medico – la medichessa
il giudice – la giudichessa
l’avvocato – l’avvocatessa
l’amministratore – l’amministratrice
il vigile – la vigilessa
in questi casi sarebbe opportuno usare il nome maschile anche per le donne o in altri casi aggiungere al nome maschile la parola “donna”:
l’avvocato Giuliana
l’amministratore Ivana
la donna poliziotto
la donna magistrato
anche se ultimamente, per evitare l’uso sessista della lingua, si tende ad usare la forma femminile con la terminazione (-a):
avvocato – avvocata
notaio – notaia
magistrato – magistrata
prefetto – prefetta
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