Il participio e i suoi tempi

Il participio e i suoi tempi

Il participio e i suoi tempi

 

 

Il participio è un modo che “partecipa” sia nelle caratteristiche del un verbo sia di quelle dell’aggettivo. Come verbo, infatti, esprime un’aziono o un modo di essere; come aggettivo funziona da attributo di un nome, con cui concorda in genere e in numero:

Un rumore irritante mi svegliò.
come verbo, indica un’azione = “che irritava”
come aggettivo, concorda in genere e numero con il nome rumore

La medicina scaduta fu buttata via.
come verbo, indica un modo di essere = “che era scaduta”
come aggettivo, concorda in genere e numero con il nome medicina.

Il participio ha due tempi, entrambi semplici: il presente e il passato.

Il participio presente è usato soprattutto come aggettivo e, quindi, come attributo di un nome:

Paolo mi ha raccontato una storiella molto divertente.
Laura ha un bel viso sorridente.

Come aggettivo, il participio presente può essere sostantivato e, quindi, usato come nome:

Questo brillante è molto prezioso.
Un famoso cantante è caduto dal palco.

In funzione di verbo, il participio presente è di uso raro. Lo si trova nei testi letterari o nei testi appartenenti al linguaggio della burocrazia. Oggi, al posto del participio presente, nella lingua parlata e scritta si usa per lo più una proposizione relativa: “Dalla folla occorrente (più usuale: che occorreva) da tutte le parti, si levò un grido.

Anche il participio passato (lodato, -a, -i, -e) funziona sia come aggettivo sia come verbo. Come aggettivo funge da attributo di un nome, con cui concorda in genere e numero:

La polizia catturò subito i banditi evasi.

Spesso il participio passato viene sostantivato e usato come nome: l’evaso, un laureato, gli invitati, il gelato, ecc.

Come verbo, il participio passato, unito all’ausiliare essere, serve a costruire tutti i tempi  delle forme passive:

Paolo e Laura sono stati lodati da tutti.

Unito agli ausiliari essere e avere serve a formare i tempi composti di tutti i verbi:

Siamo tornati ieri.
Ti ho spedito il pacco per posta.

Sempre come verbo, il participio passato viene anche usato come elemento centrale di proposizioni dipendenti, con valore temporale o causale, cioè con il significato di “dopo che” o “poiché”:

Risolto il problema, tutta la controversia finì in nulla.
Spaventati dal rumore, i ladri fuggirono.

 

 

 

infinito e i suoi tempi

L’ infinito e i suoi tempi

L' infinito e i suoi tempi

 

 

L’infinito esprime il semplice significato del verbo, cioè esprime solo l’evento, l’azione, il fatto o la situazione indicati dal verbo:

correre                apparire              nascere               spiegare

L’infinito ha due tempi: uno semplice, il presente e uno composto il passato.

Nelle proposizioni indipendenti l’infinito viene usato:

  • per  esprimere un ordino o dare un’istruzione, in luogo dell’imperativo:

Circolare! Circolare!

  • Per esprimere un comando negativo o un divieto:

Non aprire quella porta!
Non compare quelle scarpe!

  • In frasi interrogative ed esclamative:

Che pensare?
Io venire alla tua festa?
Poterlo comprare!

Spesso l’infinito viene sostantivato e usato come nome:

Lavorare stanca.
Fummo svegliati dall’abbaiare dei cani.
L’aver studiato molto gli fu molto utile.

Ma, l’infinito si usa soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In esse, l’infinito presente esprime un’azione contemporanea o successiva rispetto a quella della proposizione reggente:

Credo di conoscerlo bene.
Credevo di conoscerlo bene.
Spero di rivederti presto.

L’infinito passato, invece, indica un’azione anteriore a quella della reggente:

Penso di aver capito.
Temeva di aver sbagliato.

 

 

 

 

 

 

Modi indefiniti

Modi indefiniti

Modi indefiniti

 

I modi indefiniti sono tre:

l’infinito
il participio
il gerundio

Essi sono caratterizzati dal fatto di non avere forme diverse per indicare la persona o il numero e di essere vicini, per la funzione che svolgono, ai nomi e agli aggettivi.

Per questo vengono anche chiamati forme nominali del verbo.

 

 

 

Modo imperativo

Modo imperativo

Modo imperativo

 

Modo imperativo

 

 

L’imperativo è il modo che si usa per esprimere un ordine, un comando, un suggerimento, un invito, una preghiera o un divieto:

Tacete immediatamente!
Sii gentile, aiuta il tuo amico!
Prendi un’altra fetta di torta!

L’imperativo ha un solo tempo, il presente, perché non si possono dare ordini per il passato, e ha forme proprie solo per le seconde persone.

Per le altre persone, si usano le corrispondenti forme del congiuntivo presente (congiuntivo esortativo):

Si sieda.
Forza, diamo una mano anche noi.
Vengano pure avanti, signori.

Per esprimere un ordine o dare istruzioni si puo usare l’infinito, che, in questo caso, funziona da imperativo impersonale:

Circolare! Circolare!
Spalmare leggermente sulla parte indolenzita.
Conservare al riparo dalla luce.

Il comando negativo – un divieto o una proibizione – si esprime nella seconda persona singolare con l’avverbio “non” seguito dall’infinito:

Non parlare!
Non alzarti presto!

Per le altre persone si usano le forme dell’imperativo e del congiuntivo esortativo:

Non parli!
Non parliamo più!
Non parlate!
Non vengano!

 

 

 

 

Condizionale passato

Condizionale passato

condizionale-passato-avere

 

 

condizionale-passato-essere

 

Il condizionale passato si usa per indicare un evento che si sarebbe verificato nel passato se si fosse attuata, sempre nel passato, una certa condizione:

Se avessi avuto più tempo, avrei finito tutto il lavoro.

Come il presente, il condizionale passato si usa anche per esprimere un dubbio, un’opinione personale o una supposizione, ma riferita al passato:

A chi avrei dovuto rivolgermi?
Non avresti dovuto farlo.

A quanto si dice, qualcuno avrebbe avvertito con una telefonata la polizia prima dell’attentato.