Gli aggettivi dimostrativi

GRAMMATICA ITALIANA

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Gli aggettivi dimostrativi

Gli aggettivi dimostrativi, come il loro nome lo dice, hanno la funzione di mostrare (indicare) la vicinanza o lontananza nello spazio o nel tempo di una persona, di un animale o di una cosa, rispetto a chi parla o a chi ascolta.
 
Gli aggettivi dimostrativi sono questo, codesto e quello, non usano l’articolo e si mettono sempre davanti al nome.
 
Hanno quattro forme: una per il singolare maschile, una per il singolare femminile, una per il plurale maschile e una per il plurale femminile.
 
 
Gli aggettivi dimostrativi
 
 
  • Questo si usa per indicare una persona, un animale o una cosa che si trova vicino nello spazio e nel tempo a chi parla. Al singolare si può elidere davanti a un nome che comincia con una vocale, al plurale invece non si può elidere:
questo libro 
quest’albero 
queste feste 
questi amici
 
la forma femminile si può contrarre in sta in alcuni composti:
 
stamattina (questa mattina) 
stasera (questa sera)
  • Codesto si usa prevalentemente in Toscana per indicare una persona, un animale o una cosa che si trova vicino nello spazio e nel tempo a chi ascolta:
codesto libro 
codesta sedia 
codesti libri 
codeste sedie
  • Quello si usa per indicare una persona, un animale o una cosa che si trova lontano nello spazio e nel tempo sia da chi parla o sia da chi ascolta o legge. Oltre che per il genere e il numero, al maschile presenta differenti forme sia al singolare sia al plurale a seconda della lettera iniziale del nome a cui fa riferimento, simile alle preposizioni articolate:
quel libro 
quello zaino 
quell’albero 
quell’informazione 
quella sedia 
quei libri 
quegli zaini 
quegli alberi 
quelle informazioni
quelle sedie
 
Si considerano come aggettivi dimostrativi anche gli aggettivi: stesso, medesimo, tale, siffatto, simile.
  • Stesso e medesimo esprimono una qualità più o meno precisa fra due elementi:
Carlo e Mario hanno gli stessi gusti.
 
possono anche essere usati per rafforzare l’idea che stiamo trasmettendo, in questo caso si mettono dopo il nome cui si riferiscono:
 
Glielo spiega il professore stesso. 
L’autore medesimo si presentò al pubblico.
  • Tale si riferisce quasi sempre a qualcosa o qualcuno menzionato in precedenza ed ha il significato di “questo”, “quello”:
Tale discorso ha cambiato l’opinione generale.
 

 

 

Gli aggettivi possessivi

GLI AGGETTIVI POSSESSIVI

Gli aggettivi possessivi

Gli aggettivi possessivi

 

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Gli aggettivi possessivi assolvono una duplice funzione: indicano qual è la persona, l’animale o la cosa posseduta e allo stesso tempo indicano la persona a cui appartiene.
 
Non trovo il mio quaderno. – 
Il tuo quaderno è sulla scrivania.
 
In questa frase gli aggettivi possessivimio” e “tuo” specificano chiaramente che l’oggetto posseduto è un quaderno e che il possessore sono io (mio) o sei tu (tuo).
 
Gli aggettivi possessivi sono sei, tanti quante le persone che possono possedere: tre al singolare (io, tu, egli) e tre al plurale (noi, voi, essi).
 
Gli aggettivi possessivi hanno anche quattro forme distinte, che concordano in genere e numero con il nome della persona, animale o cosa posseduti a cui fanno riferimento. Soltanto la terza persona plurale “loro” è invariabile.
 
Gli aggettivi possessivi
 
 
Bisogna prestare attenzione con gli aggettivi possessivi di terza persona, quando la persona che possiede è una sola si deve usare “suo”, quando invece le persone che possiedono sono piu di una si deve usare “loro”.
 
Carlo viene a lezione con la sua macchina. 
Carlo e Maria vengono a lezione con la loro macchina.
 
Nell’italiano ci sono altri due aggettivi possessivi oltre a quelli elencati sopra: proprio e altrui.
  • Proprio ha quattro forme, una per il singolare, una per il plurale, una per il femminile e una per il maschile, può sostituire il possessivo di terza persona singolare e plurale e si usa quando il soggetto e il possessore sono la stessa persona:
Carlo vive nella propria casa. 
Luciana vive nel proprio appartamento. 
Michele parla sempre delle proprie cose. 
Maria dipende dai propri parenti.
 
Si raccomanda utilizzare “proprio” quando l’uso di “suo” e “loro” non indicano chiaramente il possessore:
 
Carlo chiede a Mario i suoi libri. 
Carlo chiede a Mario i propri libri.
 
Nella prima frase non è ben chiaro se si sta parlando dei libri di Carlo o di Mario, invece nella seconda frase si capisce chiaramente che si parla dei libri di Carlo.
 
E obbligatorio utilizzare l’aggettivo possessivo “proprio” nelle costruzioni impersonali e quando il soggetto è indefinito:
 
Conoscere i propri limiti. 
Tutti possono parlare dei propri risultati raggiunti.
 
In alcuni casi “proprio” si usa per rafforzare un altro aggettivo possessivo:
 
Parla sempre delle sue proprie sventure.
  • Altrui normalmente viene messo dopo il nome ed è invariabile, indica un possessore indefinito e corrisponde alle espressioni “di un altro, di un’altra, di altri, degli altri” e si usa solamente per riferirci a una persona.

 

Uso dell’articolo con i aggettivi possessivi

Normalmente davanti agli aggettivi possessivi ci vuole sempre l’articolo determinativo:
la mia casa
i miei quaderni
 
fanno eccezione a questa regola i nomi al singolare che indicano parentela come moglie, figlio, cugino ecc. tranne “loro”:
 
mia madre
suo zio
nostro cugino
il loro fratello
 
quando invece i nomi sono al plurale, sono alterati o sono accompagnati da un aggettivo qualificativo o da un complemento di specificazione vogliono l’articolo:
 
i suoi fratelli  (plurale) 
la sua sorellina (alterato) 
il mio caro zio (aggettivo qualificativo) 
il mio cugino di Roma (complemento di specificazione)
 
 

Uso dell’aggettivo possessivo

Gli aggettivi possessivi si possono mettere prima o dopo il nome a cui fanno riferimento.
Si mettono dopo il nome:
  • Nelle frasi esclamative o vocative:
Amico mio, ti sei messo nei guai!
  • Quando si vuole rafforzare il possesso:
Questa frase è mia.
  • In varie locuzioni che utilizzano una preposizione:
Per colpa tua ho perso il lavoro.
  

Gradi dell’aggettivo qualificativo

GRAMMATICA ITALIANA

Gradi dell’aggettivo qualificativo

 

Gradi dell’aggettivo qualificativo
 
 
 
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I gradi dell’aggettivo qualificativo, stabiliscono il grado d’intensità con cui tale qualità è posseduta, potendo stabilire un confronto rispetto ad un’altra persona o cosa, rispetto a tutti gli altri individui della medesima specie o indicare tutta l’intensità massima possibile senza bisogno di stabilire alcun confronto.
 
I gradi dell’aggettivo qualificativo possono essere tre: «positivo«, «comparativo» e «superlativo«.
  • Il grado positivo: si limita a esprimere solamente la qualità dei nomi in modo generico, senza indicare la misura e neanche se è posseduta in modo maggiore o minore rispetto ad altre cose o persone:
Carlo è simpatico
In questo esempio, l’aggettivo simpatico riferito a Carlo, non specifica quanto è simpatico Carlo e neanche se è più o meno simpatico rispetto ad altre persone.
  • Il grado comparativo: stabilisce un paragone fra due nomi con rispetto a una stessa qualità o fra due qualità con rispetto a un nome o fra due verbi. I due elementi messi a confronto (nomi o qualità) si chiamano primo e secondo termine di paragone.
    Il comparativo può essere di tre tipi: comparativo di maggioranza, minoranza o uguaglianza.

  •  

    • Comparativo di maggioranza: quando la qualità attribuita al primo termine di paragone è in misura maggiore alla qualità attribuita al secondo termine di paragone.
      Questo comparativo si forma ponendo l’avverbio più davanti all’aggettivo e introducendo il secondo termine di paragone con di o con che
Roberto è più alto di Francesco 
Lavorare è più faticoso che studiare 
Monica è più intelligente che bella
    • Comparativo di uguaglianza: quando la qualità attribuita al primo termine di paragone è presente in misura uguale alla qualità attribuita al secondo termine di paragone.
      Questo comparativo si forma mediante le correlazioni tantoquanto, cosìcome, oppure, più semplicemente, con quanto e come posti davanti al secondo termine di paragone
Roberto è tanto alto quanto Francesco 
Roberto è così alto come Francesco 
Roberto è alto quanto Francesco 
Roberto è alto come Francesco
 
Il confronto potrebbe avvenire mettendo in relazione due comparativi (di maggioranza o di minoranza) con un terzo termine di paragone:
 
Roberto è tanto più intelligente di Francesco quanto Luigi.
    • Comparativo di minoranza: quando la qualità attribuita al primo termine di paragone è in misura minore alla qualità attribuita al secondo termine di paragone.
      Questo comparativo si forma ponendo l’avverbio meno davanti all’aggettivo e introducendo il secondo termine di paragone con di o con che
Roberto è meno alto di Francesco 
Studiare è meno faticoso che lavorare 
Monica è meno bella che intelligente
  • Il grado superlativo di un aggettivo qualificativo, indica che una determinata qualità è posseduta da qualcuno o da qualcosa al massimo livello.
    Esistono due tipi di grado superlativo: assoluto e relativo.

  •  

    • Superlativo assoluto: non introduce confronti con altri termini, attribuisce al nome una qualità in grado massimo e in maniera assoluta e si forma:
aggiungendo al tema dell’aggettivo di grado positivo, privato della desinenza morfologica, il suffisso –issimo potendo modificare la desinenza a seconda del genere e del numero del sostantivo a cui si riferisce:
 
Il libro è bellissimo 
la rivista è bellissima 
i libri sono bellissimi 
le riviste sono bellissime
 
Gli aggettivi che terminano in io come solitario o pio conservano la (i) se è tonica (accentata), invece si unisce a quella della desinenza quando è atona (non accentata):
 
solitario – solitarissimo (i tonica) 
pio – piissimo (i atona)
 
Gli aggettivi in –co e –go davanti al suffisso –issimo conservano il suono palatale o gutturale che hanno nel plurale maschile del grado positivo:
 
simpatico – simpaticissimo 
lungo – lunghissimo
 
usando avverbi intensificativi come sul serio, davvero, proprio, veramente:
 
sono davvero contento di rivederti 
tuo figlio è proprio intelligente
 
mettendo prima dell’aggettivo di grado positivo prefissi come arci-, ultra-, stra-, extra-, sovra-, super-, iper-:
 
sono arcicontento che tu abbia vinto 
quella persona è straricca
 
mettendo prima dell’aggettivo di grado positivo un avverbio di quantità che ne rafforza il significato, come molto, assai, oltremodo, sommamente, immensamente, infinitamente, decisamente, incredibilmente, estremamente ecc.:
 
La pizza è molto buona 
L’esercizio è estremamente difficile
 
mettendo davanti all’aggettivo l’avverbio tutto:
 
Il ragazzo era tutto bagnato
 
duplicando l’aggettivo di grado positivo:
 
si sono dati un abbraccio forte forte
 
rafforzando l’aggettivo di grado positivo con un altro aggettivo di significato analogo:
 
stasera non esco perché sono stanco morto
  • Superlativo relativo: attribuisce al nome una qualità in grado massimo (superlativo relativo di maggioranza) o in grado minimo (superlativo relativo di minoranza), ma no in modo assoluto, bensì in relazione a un gruppo di persone, animali o cose e si forma mettendo il più o il meno davanti all’aggettivo:
Roberto è il più intelligente 
Wolf è il cane meno pericoloso
 
Il gruppo di persone, animali o cose con il quale avviene il confronto, può essere introdotto dalle preposizioni di, tra o fra:
 
Roberto è il più intelligente della classe 
Wolf è il cane meno pericoloso fra questi
 
Il superlativo relativo si differenza dal comparativo di maggiorana o di minoranza per avere un articolo determinativo davanti all’aggettivo o al nome:
 
è stato il film più bello della stagione 
Roberto è il più simpatico della famiglia
 
Alcuni aggettivi possono formare il superlativo relativo e il superlativo assoluto usando una forma del tutto diversa rispetto a quella corrispondente all’aggettivo di grado positivo e vengono chiamati comparativi e superlativi organici:
 
buono (grado positivo)  
migliore (superlativo relativo)  
ottimo (superlativo assoluto)
cattivo (grado positivo
peggiore (superlativo relativo
pessimo (superlativo assoluto)
grande (grado positivo
maggiore (superlativo relativo
massimo (superlativo assoluto)
piccolo (grado positivo
minore (superlativo relativo)  
minimo (superlativo assoluto)
 
Ci sono inoltre aggettivi che indicano una qualità che non può essere posseduta in grado maggiore o minore, che sono privi di comparativo e superlativo:
 
quadrato
chimico
mensile
francese
 
Anche gli aggettivi che già da soli danno l’idea del superlativo sono privi di comparativo e superlativo:
 
immenso
eterno
infinito
enorme
 

 

 

Gli aggettivi composti

GLI AGGETTIVI COMPOSTI

Gli aggettivi composti

 

Gli aggettivi composti

Gli aggettivi composti

 

Gli aggettivi composti sono formati dall’unione di due elementi che possono essere

agrodolce
  • un aggettivo e un nome:
verdeoliva
sempreverde
maleducato
  • un prefissoide e un aggettivo
monografico
  • un sostantivo e un suffisso
animalesco
 

Normalmente le due parti degli aggettivi composti sono unite in un’unica parola:

 

sacrosanto
variopinto
 
alcune volte, però, quando ci si riferisce a situazioni particolari e transitorie o gli aggettivi composti sono formati da due aggettivi di significato contrario, le due parti vengono divise da un trattino:
 
ragazzo italofrancese
corso teoricopratico
 
anche gli aggettivi composti che sono formati da due elementi separati da un trattino, formano il plurale modificando solamente la desinenza della seconda parola:
 
sordo-muto
sordo-muti
sordo-mute
 

Gli aggettivi alterati

GLI AGGETTIVI ALTERATI

Gli aggettivi alterati

 

Gli aggettivi alterati
 
 
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Gli aggettivi alterati, sono aggettivi qualificativi ai quali è stato aggiunto un suffisso per modificare un poco il loro significato primitivo. Questo permette esprimere particolari sfumature delle qualità di cui sono portatori, per comunicare meglio ciò che vogliamo dire riguardo la qualità di una persona, un animale o una cosa:
 
furbino (furbizia infantile) 
furbetto (furbizia simpatica) 
furbone (furbizia negativa) 
furbacchione (furbizia negativa) 
furbastro (furbizia condannabile)
 
Gli aggettivi alterati usano gli stessi suffissi usati per i nomi alterati per alterare gli aggettivi  e si possono dividere in:
  • Diminutivi con l’aggiunta dei suffissi (-ino, -etto, -ello, -erello, -uccio ecc.) per dare un’idea di diminuzione
Piccolo  –  piccolino
  • Vezzeggiativi con l’aggiunta dei suffissi (-uccio, -occio) per dare un’idea di grazia
Caldo  –  calduccio
  • Accrescitivi con l’aggiunta del suffisso (-one) per dare un’idea di accrescimento
Pigro  –  pigrone
  • Peggiorativi o dispregiativi con l’aggiunta dei suffissi (-accio, -astro, -ucolo ecc.) per dare un’idea di disprezzo
giovane  –  giovinastro
  • Attenuativi con l’aggiunta dei suffissi (-ognolo, -iccio, -uccio, -astro ecc.) per attenuare il significato della qualità indicata dall’aggettivo:
malato – malaticcio
 

 

Aggettivi primitivi e derivati

AGGETTIVI PRIMITIVI E DERIVATI

Aggettivi primitivi e derivati

 

Aggettivi primitivi e derivati
 
 
 
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Gli aggettivi qualificativi si possono dividere in aggettivi primitivi e derivati.
 
Gli aggettivi qualificativi primitivi sono formati solamente dalla radice e dalla desinenza, hanno una forma propria e non derivano da altre parole. Negli aggettivi primitivi, la desinenza (o morfema grammaticale) si unisce direttamente alla radice (o morfema lessicale):
 
verde = verd (radice) + e (desinenza) 
bello = bell (radice) + o (desinenza)
 
Gli aggettivi qualificativi derivati, invece hanno origine dalla radice (a volte lievemente modificata) di un nome o di un verbo aggiungendo un determinato prefisso o suffisso (o morfema modificante) prima o dopo la desinenza:
 
antiestetico = anti (prefisso) + estetic (radice) + o (desinenza) 
solare = sol (radice) + ar (suffisso) + e (desinenza)
 
La maggioranza dei suffissi e prefissi che si usano nell’italiano per la formazione degli aggettivi derivati, derivano dal latino, sono molto utili perché permettono di arricchire ciò che vogliamo comunicare con la formazione de nuovi aggettivi.
 
L’uso di alcuni prefissi come (in-), (dis-) o (s-) si usano per conferire all’aggettivo un valore negativo e contrario:
 
tollerante  –  intollerante 
ubbidiente – disubbidiente 
formato – sformato