Usi degli articoli indeterminativi

Usi degli articoli indeterminativi

Usi degli articoli indeterminativi
 
 
 

Usi degli articoli indeterminativi

 

Gli articoli indeterminativi si utilizzano:

per parlare di qualcosa o qualcuno che viene nominato per la prima volta:

Domani vado in libreria perché voglio comprare un libro. 

quando non è necessario precisare la cosa o la persona a cui fanno riferimento, quando può essere una qualsiasi:

Passami una sedia per favore!

quando si parla di una persona di cui non si conosce l’identità:

Ho sentito dire che presto avremo un nuovo professore di italiano.

per parlare di cose o persone delle quali non vogliamo precisare o qualificare ulteriormente:

Vado al ristorante con un’amica. 

a volte si utilizzano per indicare una categoria, una specie ed equivale a “ogni” o un singolo elemento di quella specie:

Un cane è sempre fedele al suo padrone (ogni cane). 
Per la strada c’era un cane abbandonato (uno solo di una specie).  

Gli articoli indeterminativi nel linguaggio parlato possono essere usati per esprimere ammirazione:

Ho mangiato una pizza! 

Per esprimere una frase con senso superlativo per intensificare un significato:

Ho preso uno spavento! 

Per indicare approssimazione ed è equivalente a “pressappoco, circa”:

Dista un due chilometri.

Gli articoli indeterminativi “uno” e “una”, possono svolgere anche la funzione di pronome indefinito, quando significano “un tale” (uno), “una tale” (una):

Ho conosciuto uno che dice di essere il nuovo direttore. (“un tale”, pronome)
Ho parlato con una di cui è meglio non fidarsi. (“una tale”, pronome)

o svolgere la funzione di  aggettivo numerale quando indicano un numero:

Nell’aula c’era solamente uno studente. (“uno” aggettivo numerale)

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Usi degli articoli determinativi

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Usi degli articoli determinativi

 

Come abbiamo visto, l’articolo determinativo indica una persona, un animale o una cosa che sono conosciuti sia da chi parla che da chi ascolta, quindi viene utilizzato per:

  • per parlare di persone, animali o cose determinate, che sono già note a chi parla o ascolta:

L’Italia è una penisola.

  • parlare di qualcosa o qualcuno di cui si è parlato anteriormente:

Gli studenti hanno fatto una festa. La festa era per festeggiare il compleanno di Luca.

In questo esempio, la prima volta che si parla della “festa” si utilizza l’articolo indeterminativo (una), perché le persone che ascoltano o leggono non la conoscono ancora. Ma quando se ne riparla per la seconda volta si utilizza l’articolo determinativo (la) perché la “festa” è già nota a chi ascolta.

  • per indicare un tipo di oggetti, una specie di esseri viventi, o per esprimere l’astratto:

La lavagna è un oggetto scolastico. (tipo di oggetto) 
Il gatto è un felino. (specie di animale) 
La timidezza limita la socializzazione. (astratto)

  • per parlare di oggetti che ci appartengono strettamente:

Ho dimenticato le chiavi della macchina.

  • per indicare cose che sono uniche in natura:

Il continente più piccolo del mondo è l’Oceania.

  • per indicare parti del corpo:

Ho gli occhi azzurri.

  • con gli aggettivi possessivi

I miei libri sono nuovi.

Alcuni degli esempi menzionati anteriormente sembra che contraddicano la regola dove si dice che gli articoli determinativi indicano cose o persone note a chi ascolta e a chi parla. La differenza è che in questi esse sono note perché fanno parte del bagaglio di conoscenze di chi parla e di chi ascolta.

Gli articoli determinativi possono, inoltre, in particolari contesti, svolgere la funzione di:

  • Un aggettivo dimostrativo

Penso di laurearmi entro l’anno (questo anno)

  • Un pronome dimostrativo:

Tra i due vini preferisco il rosso (quello rosso)

  • Un aggettivo indefinito:

La domenica (ogni domenica) vado a correre.

 

Vi sono inoltre alcuni casi nei quali l’uso dell’articolo determinativo è soggetto a regole particolari che puoi vedere facendo clic in questo link: USI PARTICOLARI DEGLI ARTICOLI DETERMINATIVI

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Video di grammatica italiana avanzata

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La forma impersonale dei verbi

GRAMMATICA ITALIANA AVANZATA

La forma impersonale dei verbi

La forma impersonale dei verbi

 

Esistono verbi che non hanno un soggetto determinato che compie l’azione come in queste frasi che indicano fenomeni atmosferici:

D’inverno nevica molto.
Durante il temporale lampeggia e tuona.

Questi verbi si dicono impersonali proprio perché l’azione non si può attribuire a nessuna persona o cosa determinata; questi verbi si usano solamente alla terza persona singolare.

Qualunque verbo può essere usato impersonalmente, mettendo la particella “si” davanti al verbo coniugato alla terza persona singolare o plurale:

In Italia si mangia la pizza.
In Italia si mangiano gli spaghetti.
Quando si parte?

Con i verbi riflessivi alla terza persona, nei quali è già presente il pronome “si”, la forma impersonale si ottiene premettendo la particella “ci” al pronome:

In campagna ci si alza presto.
Ci si veste in questa stanza.

Nel caso dei verbi composti, la forma impersonale si forma sempre con l’ausiliare essere anche nei casi in cui si dovrebbe usare l’ausiliare avere:

Abbiamo perso troppo tempo facendo questo lavoro.
(forma verbale personale: usa avere)

Si è perso molto tempo facendo questo lavoro.
(forma verbale impersonale: usa essere)

Fanno eccezione a questa regola i verbi atmosferici, i quali possono usare anche l’ausiliare avere nella forma impersonale:

Domenica ha piovuto tutto il giorno.
domenica è piovuto tutto il giorno.

Anche il verbo fare può essere usato impersonalmente e, con i tempi composti, usa l’ausiliare avere:

Oggi fa molto caldo.
Ieri ha fatto molto caldo.

Ci sono alcune espressioni che usano il verbo essere ed il verbo andare che, quando sono seguite da un aggettivo, da un sostantivo o da un avverbio, sono impersonali:

Va bene, ci vengo anch’io.
È incredibile, sei bravissima!
È ora di partire.
È necessario fare questo.

Sono impersonali anche i verbi che formano una proposizione soggettiva:

Sembra che cominci a piovere.
È successo che il professore non è arrivato.
Bastava fare attenzione per superare l’esame.

La forma riflessiva dei verbi

GRAMMATICA ITALIANA AVANZATA

La forma riflessiva dei verbi

La forma riflessiva dei verbi

 

Abbiamo visto che nella forma attiva il soggetto compie l’azione; nella forma passiva il soggetto subisce l’azione; nella forma riflessiva il soggetto compie l’azione e allo stesso tempo la subisce:

Marco si pettina.
Marco si veste.

Negli esempi possiamo vedere come Marco compie le azioni di pettinare e di vestire e allo stesso tempo le subisce, solamente che il complemento oggetto coincide con il soggetto che compie l’azione, quindi la stessa si riflette e ritorna sul soggetto stesso.

I verbi riflessivi sono preceduti da particelle pronominali che rappresentano il complemento oggetto su cui si riflette l’azione da essi indicata:

mi – ti – si – ci – vi

Le particelle pronominali anticipano sempre il verbo:

Mi addormento sempre presto.
Mi hanno detto che i tuoi figli si alzano molto presto per andare a scuola.

 ad eccezione dell’imperativo e dei modi indefiniti (infinito, participio e gerundio)

Alzati presto domani!
Domani non devo alzarmi presto.
Alzandosi velocemente, inciampò e cadde.
Alzatosi tardi non arrivò in tempo al lavoro.

Ci sono tre forme riflessive che, pur con l’apparenza di una forma riflessiva, non sono propriamente riflessive, vediamo quali sono:

–        La forma riflessiva apparente che pur essendo caratterizzata dall’uso delle particelle pronominali si tratta di una cosa diversa:

Gli studenti si lavano le mani prima di mangiare.

Se analizziamo questa frase d’esempio, possiamo notare chiaramente che il soggetto (gli studenti) non coincide con il complemento oggetto (le mani). Nonostante nell’aspetto esteriore questa frase sia uguale a una forma riflessiva, nella sostanza equivale a una forma transitiva con il complemento oggetto.

–        La forma riflessiva reciproca dove partecipano due soggetti nell’azione in cui uno non compie l’azione su sé stesso, ma verso l’altro:

Roberto e Francesca si abbracciano quando si incontrano.

Se analizziamo questa frase d’esempio, possiamo notare chiaramente che Roberto e Francesca non abbracciano sé stessi, ma esprime un’azione che Roberto e Francesca compiono in modo reciproco, ognuno verso l’altro.

–        La forma pronominale dove i verbi sono accompagnati dalle particelle pronominali mi, ti, si, ci e vi che sono parte integrante di essi senza avere alcun valore riflessivo, sono infatti  verbi transitivi pronominali:

mi pento
ti accorgi
si vergona
ci arrendiamo
vi ribellate
si impadroniscono

In questi esempi le particelle pronominali non svolgono una funzione riflessiva, ma fanno parte in modo indissolubile del verbo e sono necessarie per la sua coniugazione.

Nel linguaggio colloquiale, le particelle mi, ti, si, ci e vi possono avere un valore puramente espressivo:

Mi sono mangiato una pizza buonissima.
Mi sono letto un libro bellissimo.

La forma attiva passiva dei verbi

GRAMMATICA ITALIANA AVANZATA

La forma attiva e la forma passiva dei verbi

 

La forma attiva passiva dei verbi

Quando descriviamo un’azione possiamo farlo in due forme diverse, per esprimere l’azione compiuta o è subita dal soggetto da parte di qualcuno che è denominato “agente”.

La mamma pettina il figlio. (forma attiva)
Il figlio è pettinato dalla mamma.  (forma passiva)

Nella prima frase d’esempio, il verbo ha forma attiva perché il soggetto compie l’azione, mentre nella seconda frase d’esempio il verbo ha forma passiva perché il soggetto subisce l’azione.

I verbi intransitivi non hanno la forma passiva, infatti questa è propria dei verbi transitivi, dove il vero agente della frase non è il soggetto, ma passa al complemento, che si chiama infatti complemento d’agente.

Sia nella forma attiva che nella forma passiva di un verbo, il significato non cambia, ciò che cambia è il risalto che viene dato a chi compie o a chi subisce l’azione.

Per costruire la forma passiva di un verbo viene usato l’ausiliare essere seguito dal participio del verbo e dalla preposizione “da” per riferirci al complemento d’agente:

Lo studente apre il libro.
Il libro è aperto dallo studente.

Il libro è (ausiliare essere) aperto (participio verbo apre) dallo (preposizione da) studente (complemento d’agente).

La forma passiva si può formare anche con il verbo “venire” invece dell’ausiliare “essere”:

Lo studente apre il libro.
Il libro viene aperto dallo studente.

Si può formare con le voci del verbo andare, stare, restare, rimanere + il participio passato del verbo:

La città andò distrutta durante il terremoto.
La città è stata distrutta durante il terremoto.
La città è rimasta distrutta durante il terremoto.

La forma passiva di un verbo si può ottenere mettendo la particella “si”, chiamata si passivante, davanti alla terza persona singolare o plurale del verbo di forma attiva:

In tutto il mondo si mangia la pizza.

Negli annunci commerciali si può trovare il “si” passivante unito al verbo:

Vendesi casa nel centro di Milano.

Quando trasformiamo una frase dalla forma attiva alla forma passiva dobbiamo prestare attenzione a due cose:

1 – Il complemento oggetto deve essere espresso, in caso contrario non è possibile perché non disponiamo dell’elemento che diventa soggetto:

Carlo canta ??
?? è cantata da Carlo

2 – Il participio del verbo deve concordare in genere e in numero con il nuovo soggetto:

La pizza è stata mangiata dal cane.
Le pizze sono state mangiate dal cane.