Congiuntivo imperfetto

Congiuntivo imperfetto

Congiuntivo imperfetto

 

Il congiuntivo imperfetto (che io lodassi) esprime un desiderio, un augurio o una speranza che ee impossibile si realizzino o si teme che non si realizzino:

Magari vincessimo la partita!
Oh, se Paolo mi invitasse alla festa!

Nelle proposizioni dipendenti, il congiuntivo imperfetto esprime la contemporaneità o la posteriorità di un’azione rispetto a un tempo presente o passato della reggente:

Credo che allora vivesse da sola.
Credevo che abitasse ancora in campagna.

 

 

 

 

Congiuntivo passato

Congiuntivo passato

Congiuntivo passato con avere

 

 

Congiuntivo passato con essere

 

Il congiuntivo passato (che io sia andato, che tu abbia studiato) indica un dubbio o una possibilità riferiti al passato, per lo più in forma di domanda:

Paolo ride: che abbia saputo del nostro scherzo?

Nelle proposizioni dipendenti, esprime l’anteriorità di un’azione rispetto a un presente o a un futuro della reggente:

Credo che Laura sia partita questa mattina
Paolo crederà che tu non abbia voluto parlargli.

 

 

 

Congiuntivo presente

Congiuntivo presente

Congiuntivo presente

Il congiuntivo presente (che io venga) viene usato per esprimere un dubbio, un augurio, un’ipotesi o una concessione, considerati possibili nel momento in cui si parla o si scrive:

Il cielo ti assista!
Che sia arrabbiato con noi?

Alla 3a persona singolare o plurale, il congiuntivo presente è usato con valore di imperativo per esprimere esortazione, invito, ordine:

Si accomodi, signorina.
Entrino prima coloro che hanno già il biglietto.

Nelle proposizioni dipendenti si usa per esprimere la contemporaneità dell’azione in dipendenza di un presente o di un futuro:

Desidero che Elena resti qui.
Tutti penseranno che tu sia matto.

 

 

Modo congiuntivo e i suoi tempi


Modo congiuntivo e i suoi tempi

Modo congiuntivo e i suoi tempi

 

Il congiuntivo è il modo verbale del dubbio, dell’incertezza e del desiderio.

Se l’indicativo è il modo dell’obiettività e indica i fatti come sono nella realtà, il congiuntivo è il modo della soggettività e indica i fatti come li pensiamo, li sentiamo, li desideriamo o li speriamo:

ESEMPIO:

INDICATIVO: indica un fatto reale e certo o presentato come tale (piove, ha piovuto, sono sicuro che pioverà).

CONGIUNTIVO: esprime un fatto come solo possibile, desiderato, pensato, sperato o temuto (credo che piova, mi sembra che abbia piovuto, esci prima che piova).

Il congiuntivo si usa sia nelle proposizioni indipendenti sia nelle proposizioni dipendenti.

Nelle proposizioni indipendenti serve per esprimere:

  • un dubbio o una supposizione (saranno arrivati?)
  • un desiderio o un augurio (vorrei che fosse estate, spero che ti vada bene)
  • un’esortazione, un invito, un ordine (abbia pazienza, ­prenda un caffè)

Ma il congiuntivo è soprattutto il modo delle proposizioni dipendenti. Anzi, è chiamato congiuntivo proprio perché è il modo verbale che congiunge una proposizione dipendente alla sua reggente.

Cosi, il congiuntivo nelle proposizioni dipendenti è usato di norma:

  • in dipendenza di verbi che esprimono: dubbio, domanda, incertezza, desiderio, augurio, speranza o timore (credo che Carla sia arrabbiata, non so quanti anni abbia quell’uomo, mi sembra che la lezione sia già iniziata)
  • dopo espressioni impersonali come: bisogna che, è meglio che, è necessario che, può darsi che (bisogna che facciate i compiti, è meglio che rimanga a casa, può darsi che non vengano)
  • dopo congiunzioni o locuzioni subordinanti come: affinché, benché, purché, sebbene, prima che, a patto che (benché sia presto vado a dormire, vengo alla festa purché non ci sia Carlo)
  • con gli aggettivi e i pronomi indefiniti qualunque e chiunque (qualunque cosa succeda rimarrò qui, chiunque sia venuto a conoscenza del reato è un testimone)

Oggi, pero, nella lingua dell’uso, il congiuntivo sta sempre più perdendo terreno a vantaggio dell’indicativo. Sempre più spesso, specialmente ne linguaggio di registro familiare o colloquiale, si sente dire infatti: << Non so neppure chi è>> invece che <<Non so neppure chi sia>>.

Continua a imparare Modo congiuntivo e i suoi tempi facendo clic sui link qui sotto:

 

Presente

Passato

Imperfetto

Trapassato

 

Futuro semplice

Futuro semplice

 Futuro semplice

 
 
 



Il futuro semplice è un tempo verbale che si utilizza quando si parla di un fatto che deve ancora verificarsi o giungere a compimento:

Domani partiremo per il mare.
Farò gli esami la prossima settimana.

In alcuni contesti può assumere valori diversi dalla realtà e certezza espressi dal modo indicativo e può essere usato per:
  • esprimere approssimazione 
Ci saranno circa 35 persone.
Sarà mezzogiorno.
  • Esprimere un dubbio
Sarà arrabbiato?
Parleranno italiano?
  • Esprimere concessione
Sarai bravo a scuola, però devi studiare di più.
Avrete ragione, però non cambio idea.
  • Con valore dubitativo-esclamativo
Non penserai mica che ti ho ingannato?
Non metterai quel maglione vero?

A volte il futuro può essere usato per dare ordini o consigli:

Rimarrai a casa e studierai tutto il giorno.
La prossima volta farai più attenzione.
 
 

 

Futuro anteriore

Futuro anteriore

Futuro anteriore con avere

 

Futuro anteriore con essere

 

 
 
 
Il futuro anteriore è formato dal futuro semplice dell’ausiliare essere o avere più il participio passato del verbo:
saranno rimasti a casa
avrai mangiato troppo
si utilizza quando parliamo di fatti futuri e vogliamo indicare che un fatto avviene prima di un altro:
Domani dopo che avrò mangiato, andrò in palestra.
In questo caso il futuro anteriore (avrò mangiato) serve per indicare che questa azione avverrà prima di andare in palestra.
Per poter utilizzare il futuro anteriore in una frase con funzione temporale, dobbiamo utilizzare le espressioni:
QUANDO – APPENA – DOPO CHE
Domani dopo che avrò mangiato, andrò in palestra.
Appena sarò arrivato a casa, comincerò a studiare.
Quando il film sarà finito, mangeremo una pizza.
 
Oltre a un valore temporale, può avere anche un valore modale differente da quello espresso dall’indicativo e può essere utilizzato per:
  • esprimere un dubbio o incertezza:
Avrà già mangiato o non si sentirà bene?
Saranno arrivati in tempo?
 
  • fare una supposizione su fatti già avvenuti:
Avranno litigato, per questo non si parlano.
Avrà perso la loro squadra del cuore, per questo sono tristi.
 
In questi ultimi esempi si vede chiaramente che il futuro anteriore non indica anteriorità.
 
 
 

 

 

Trapassato remoto

Trapassato remoto

 Trapassato remoto avere

 

Trapassato remoto essere

 

 
 
 
 
Il trapassato remoto è formato dal passato remoto dall’ausiliare essere o avere più il participio passato del verbo:
Ebbero mangiato
Furono andati
Si utilizza per indicare un fatto che avviene prima di un altro fatto espresso con il passato remoto:
Lo spettacolo cominciò dopo che ebbero spento le luci
Il trapassato remoto deve esprime un evento immediatamente anteriore rispetto a quello espresso dal passato remoto e deve sempre essere introdotto da:
quando
quando ebbe finito di parlare tutti cominciarono ad applaudire
dopo che
dopo che il professore se ne fu andato tutti cominciarono a parlare
appena
appena fu eletto cominciò a governare
e non si può utilizzare nelle preposizioni principali ma solamente nelle preposizioni subordinate (frase secondaria)
Il trapassato remoto non si può utilizzare con il passato prossimo.
Quando i bambini ebbero finito di studiare, sono andati a giocare in giardino.
Non si può utilizzare neanche in una preposizione causale:
Lucia uscì di casa perché l’ebbero chiamata.
Bisogna acclarare che dal Novecento in poi il trapassato remoto non viene quasi più utilizzato e si trova solamente nella lingua letteraria di tono elevato.
 
 
 

Trapassato prossimo

Trapassato prossimo

Trapassato prossimo con avere

 

 

Trapassato prossimo con essere



Il trapassato prossimo chiamato anche piuccheperfetto, si forma con l’ausiliare essere o avere all’imperfetto e il participio passato del verbo:

eravamo andati
avevamo studiato

questo modo verbale si utilizza quando parliamo di due avvenimenti nel passato, però dobbiamo indicare che un’azione avviene prima dell’altra.

Non sono andato al cinema perché avevo già visto quel film.

Il fatto di aver visto il film avviene prima dell’altra azione ed è quindi indicato utilizzando il trapassato prossimo.

Il trapassato prossimo come l’imperfetto, può avere dei valori modali differenti da quelli espressi dall’indicativo che sono la realtà o certezza dei fatti di cui si parla:

Trapassato prossimo ipotetico

Se avessi vinto la lotteria a quest’ora avevo già comprato una casa.

Trapassato prossimo attenuativo

Buongiorno, ero venuto per chiederLe un favore.

Il trapassato prossimo si può utilizzare con qualunque tempo verbale al passato:

con il passato prossimo

Non sono andato alla festa perché non mi avevano invitato.

con l’imperfetto

Ero molto stanco perché avevo lavorato tutto il giorno

con il passato remoto

Quando arrivò Carlo la festa non era ancora cominciata.



 

Passato remoto

Passato remoto

 Passato remoto

 
 
 
Il passato remoto è un tempo verbale che attualmente viene sempre più spesso sostituito dal passato prossimo, soprattutto nell’Italia settentrionale.
Il suo utilizzo non indica esattamente un avvenimento lontano nel tempo, ma un’azione nel passato del tutto conclusa i cui effetti non si sentono più nel presente.
Cristoforo Colombo arrivò in America il 12 ottobre del 1492.
La ragazza chiamò il bambino e gli diede una caramella.
Il passato remoto è obbligatorio quando si vuole indicare un dato biografico di una persona defunta.
Leonardo da Vinci morì il 2 maggio 1519.
Il passato remoto viene utilizzato soprattutto nella letteratura narrativa per parlare di avvenimenti che si susseguono cronologicamente:
Aprì la porta, si tolse l’impermeabile e guardandola fissamente negli occhi cominciò a parlare.
Generalmente il passato remoto si utilizza per parlare di fatti che occorrono singolarmente, però si possono esprimere fatti ricorrenti:
Per molti mesi si alzò presto la mattina.
Ultimamente il passato remoto viene utilizzato quasi esclusivamente nell’italiano scritto o nell’italiano parlato in maniera molto formale.
 
 
 
 

Passato prossimo

Passato prossimo

 Passato prossimo con avere

 

Passato prossimo con essere

 

 
 
 
 
Il passato prossimo è un tempo composto formato dal presente di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo:
siamo andati al cinema
abbiamo mangiato una pizza
Il termine passato prossimo, potrebbe erroneamente far credere che si sta parlando di un evento avvenuto recentemente o vicino nel tempo, invece si riferisce più a una distanza psicologica che temporale, quindi è la sua relazione con il presente che ne determina l’uso.
10 anni fa mi hanno diagnosticato questa malattia.
I miei genitori si sono divorziati venti anni fa.
Il passato prossimo si utilizza per indicare un’azione compiuta in un tempo che non è ancora concluso nel momento in cui si parla, per esempio:
Azione che avviene nello stesso mese:
Questo mese avete studiato molto.
Azione che avviene nello stesso giorno:
Stamattina è arrivata una lettera.
Azione che avviene nello stesso anno:
Quest’anno ha piovuto molto
Si utilizza per indicare un’azione avvenuta in un tempo lontano però i cui effetti perdurano nel tempo presente:
Newton ha scoperto la forza di gravità.
Da giovane ho studiato elettrotecnica.
Si utilizza per indicare un’azione avvenuta al passato però non ancora terminata:
Ho cominciato a studiare 10 minuti fa.
Ha iniziato a dipingere quel quadro un mese fa.
Il passato prossimo in alcuni casi si può riferire ad avvenimenti che non sono ancora avvenuti:
Ancora 10 minuti e ho finito.