I pronomi relativi

GRAMMATICA ITALIANA

I pronomi relativi 

I pronomi relativi

 

I pronomi relativi hanno una duplice funzione: di pronome perché sostituiscono un nome e di congiunzione perché collegano due preposizioni congiungendole in un’unica frase, stabilendo fra loro una relazione di dipendenza:
 
ho comprato una casa (frase 1) 
la casa si  trova davanti al parco (frase 2) 
Ho comprato una casa che si trova davanti al parco. (frasi congiunte con che)
 
In questo esempio il pronome relativo che, fa le veci del nome “casa” e nello stesso tempo pone la seconda preposizione in relazione con la prima, stabilendo con essa un rapporto di dipendenza.
 
Nella frase dell’esempio, la preposizione che precede il pronome relativo che si denomina antecedente, mentre la preposizione che lo segue si denomina relativa.
 
Il pronome relativo che, oltre a un nome può sostituire un pronome:
 
loro, che non dicono niente;
 
può sostituire un infinito sostantivato:
 
dedichiamo abbastanza tempo al lavorare, che è un obbligazione necessaria;
 
puo sostituire un’intera proposizione:
 
non tutti gli studenti hanno fatto l’esame, il che mi preoccupa.
 
I pronomi relativi sono i seguenti:
  • Che: si usa dopo il nome cui si riferisce, è invariabile e ha lo stesso significato di il quale, la quale, i quali e le quali. Può essere usato solo come soggetto o come complemento oggetto della preposizione che introduce:
Carlo è il ragazzo che studia a Roma (usato come soggetto) 
Il ragazzo che ascolti è Carlo (usato come complemento oggetto)

 

 

il pronome relativo che non si può usare in funzione di complemento indiretto, in questo caso bisogna usare il pronome relativo cui:
 
Il ragazzo che hai regalato un libro si chiama Vittorio (sbagliato) 
Il ragazzo a cui hai regalato il libro si chiama Vittorio (corretto)
  • Cui: è invariabile e vale per entrambi i generi e i numeri, può essere usato solo in funzione di complemento indiretto preceduto da una preposizione semplice o composta:
la ragazza con cui parlavo è tedesca; 
il bagno da cui sono uscito è molto sporco;
 
quando si trova tra l’articolo determinativo e il nome ha valore di complemento di specificazione:
 
il ragazzo il cui nome mi sfugge
 
puo essere usato con valore neutro nell’espressione per cui, per riferirsi a un’intera preposizione precedente:
 
non capisco niente di politica, per cui è meglio che non parlo
  • quale, quali: variano in genere e numero e concordano con il nome cui si riferiscono; con gli articoli determinativi sono usati in  funzione di soggetto  e complemento oggetto e possono sostituire il pronome relativo che; con le preposizioni articolate assolvono la funzione di complemento indiretto e possono sostituire il pronome relativo cui:
gli studenti in classe, i quali seguono la lezione (funzione di soggetto)
gli studenti ai quali faccio lezione (funzione di complemento indiretto)
 
questa forma composta di  pronomi relativi è indubbiamente più chiara, perché permette identificare con precisione il genere e il numero del nome cui si riferiscono, ma nella lingua parlata e scritta tendono a essere sostituiti dalle forme che e cui,.
 
Però ci sono casi in cui è preferibile usare i pronomi relativi quale o quali per evitare possibili ambiguità o quando nel periodo si susseguono altri che:
 
ho conosciuto il figlio della signora, la quale verrà a vivere con noi; 
mi hanno detto che Luciana, la quale è avvocata, non parteciperà;
 
  • Donde, dove: quando congiungono e mettono in relazione due proposizioni, acquistano il valore relativo con il significato di con cui, da cui, di cui, per cui e acquisiscono valore di pronome relativo:
la città dove vivo (= in cui); 
ritornammo al Paese donde emigrammo (= da cui)
  • Quanto, quanti: : sono un pronomi doppi , equivalenti a un pronome dimostrativo più un pronome relativo il cui significato corrisponde tutto ciò che, tutti quelli che:
Sappiamo quanto avete studiato (= tutto ciò che) 
Nessuno di quanti hanno lavorato è ritornato (= di tutti quelli che)
  • Chi: è un pronome doppio invariabile in genere e numero, equivalente a un pronome dimostrativo più un pronome relativo il cui significato corrisponde a colui che, colei che:
Chi ha preso questo è un ladro (= colui che) 
Chi ha preso questo è una ladra (= colei che)
  • Chiunque: è un pronome doppio invariabile in genere e numero, equivalente a un pronome indefinito più un pronome relativo il cui significato corrisponde a qualunque persona che, tutti quelli che:
Chiunque maltratta gli anziani, è un codardo (= qualunque persona che)
 

 



 

Pronomi interrogativi

GRAMMATICA ITALIANA

Pronomi interrogativi ed esclamativi

 

I pronomi interrogativi fanno le veci di persone o cose indeterminate e nello stesso tempo introducono rispettivamente una domanda diretta o una domanda indiretta. Possono assolvere la funzione sia di soggetto sia di complemento.
 
 
Pronomi interrogativi ed esclamativi
 
 
Chi ti ha comprato questo vestito (domanda diretta) 
Non so chi ti abbia comprato questo vestito (domanda indiretta)
 
I pronomi interrogativi sono quattro:
  • Chi, è invariabile ed è uguale per il maschile e il femminile come per il singolare e il plurale. Si riferisce solamente a persone o esseri animati e si usa come soggetto o come complemento.
Chi è partito? 
Di chi è questa macchina? 
Con chi hai parlato? 
Gli chiese per chi lavorasse.
  • Che, che cosa, cosa: sono invariabili, hanno valore neutro e si riferiscono solamente a cose. Si usano come soggetto o come complementi, che cosa è più formale e nell’uso familiare della lingua puo essere abbreviato in cosa. Che può essere anche aggettivo.
Che farai domenica? 
Che cosa ti è capitato? 
Cosa fanno i ragazzi?
  • Quale, quali sono invariabili nel genere sia al singolare che al plurale, possono essere anche aggettivi, naturalmente sono pronomi quando sostituiscono un nome. Si riferiscono sia a persone sia a cose e si usano per chiedere l’identità o la qualità.
Quale studente è il più intelligente? 
Quale sport preferisci?
  • Quanto, quanta, quanti, quante sono variabili sia nel genere che nel numero, si usano per fare domande relative alla quantità sia di persone che di cose.
Quanta strada abbiamo fatto? 
Quanto hai speso? 
Quanti anni avete? 
Quante pizze hai comprato?


Pronomi esclamativi

I pronomi interrogativi possono essere usati anche come pronomi esclamativi per introdurre una proposizione esclamativa:


Guarda chi c’è! 
Che triste! 
Cosa devo vedere! 
Quanto sei stupido!
 
 



Pronomi indefiniti

GRAMMATICA ITALIANA

Pronomi indefiniti

 

I pronomi indefiniti indicano in modo impreciso e generico la quantità di una cosa o l’identità di una persona specificati dal nome che sostituiscono o di cui ne fanno le veci.
 
Alcuni di essi possono avere la duplice funzione di aggettivi indefiniti (se accompagnano il nome) e pronomi  indefiniti (se sostituiscono il nome), altri invece, sono solo pronomi indefiniti:
 
In casa c’è qualcuno. (solo pronome) 
Non guardare nessuno. (in questo caso pronome) 
Nessuno studente ha fatto i compiti. (in questo caso aggettivo)
 

Pronomi indefiniti con duplice funzione

 
Pronomi indefiiniti

 

I pronomi indefiniti che hanno anche la funzione di aggettivi, seguono le stesse regole riguardanti all’uso degli aggettivi stessi, puoi leggere l’articolo sugli aggettivi indefiniti qui.

 

Pronomi indefiniti che hanno solo la funzione di pronomi

 
Pronomi indefiiniti
  • Uno / una si usa per indicare una singola persona senza precisarne l’identità però potendo distinguere il genere:
ho parlato con uno che ti conosceva (uomo); 
ho parlato con una che ti conosceva (donna);
 
può riferirsi sia a una persona che a una cosa quando è seguito da un complemento partitivo:
 
uno dei libri è rotto; 
uno dei ragazzi non è venuto;
 
può avere valore impersonale:
 
se uno fa sport vive più a lungo;
 
può essere usato al plurale sempre preceduto dall’articolo determinativo gli o le, quando è in correlazione con il pronome altro:
 
gli uni e gli altri 
le une e le altre

 

  • Qualcuno varia in genere pero si usa solamente al singolare, può indicare unita o pluralità:
c’è qualcuno che vuole parlare con te (solo uno); 
vogliono parlare con qualcuno di noi (più di uno);
 
può indicare una piccola quantità di persone o di cose:
 
solamente qualcuno è riuscito a superare l’esame; 
mi puoi regalare qualcuna delle tue caramelle?;
 
può essere usato come sostantivo in espressioni indicanti “persona importante”:
 
è diventato qualcuno;
  • Alcuno può variare in numero e in genere, ma al singolare si usa solamente in frasi negative, nelle frasi positive si preferisce usare qualcuno:
non si sente alcuno; 
se ne sentono alcuni;
  • Ognuno, ognuna, ciascuno e ciascuna si usano solo al singolare ed indicano una totalità indeterminata di un gruppo o di un insieme di persone o cose considerati però individualmente:
ognuno può esprimere le proprie idee; 
ciascuno può esprimere le proprie idee;
 
ciascuno si usa più frequentemente in espressioni di valore distributivo o partitivo:
 
hanno dato un premio a ciascuno dei partecipanti;
  • Chiunque e chicchessia sono invariabili in genere e in numero, si riferiscono solamente a persone e si usano solo al singolare:
puoi chiederlo a chicchesia; 
puoi chiederlo a chiunque;
 
non vanno mai usati assieme al relativo che come l’aggettivo qualunque:
 
chiunque lo sappia fare potrebbe aiutarci (corretto) 
chiunque che lo sappia fare potrebbe aiutarci (sbagliato)
  • Qualcosa e alcunché si riferiscono in modo indeterminato a cose, hanno un valore neutro e sono invariabili, però alcunché si usa preferibilmente nelle frasi negative con il significato di “niente, nulla”:
è successo qualcosa di grave; 
da te ormai non spero alcunché;
 
qualcosa può essere usato con la preposizione di per rafforzare la preposizione che segue:
 
dille qualcosa di bello;
 
può essere usato in sostituzione della locuzione un certo non so che:
 
c’è un qualcosa che non mi convince;
  • Checché e checchessia si usano raramente, hanno valore neutro e significano “qualunque cosa (che)”, perciò si riferiscono solamente a cose:
checché tu faccia non servirà a niente; 
si accontenta di checchessia;
 
checchessia nelle frasi negative equivale a “nulla, niente”:
 
non accetta checchessia;
  • Niente, nulla sono pronomi negativi con  valore  neutro e si usano solamente al maschile e al singolare, il loro significato equivale a “nessuna cosa”. Quando sono collocati dopo il verbo richiedono della negazione “non”:
niente gli fa paura; 
non gli fa paura niente; 
ti serve fare questo; 
non ti serve a nulla fare questo;
 
possono indicare qualcosa poco importante:
 
stai tranquillo, non è niente;
 
quando sono introdotti dalla congiunzione se, prendono il significato positivo di “qualcosa”:
 
non ti serve niente?;
 
con l’articolo determinativo o indeterminativo vengono usati in funzione di sostantivi:
 
la riunione si è conclusa in un nulla di fatto; 
non capisci e un bel niente;
 
possono precedere un aggettivo o un sostantivo nei dialoghi informali:
 
non è niente simpatico; 
non ha niente paura;

 

  • Altro, altra, altri e altre si possono riferire sia a persone sia a cose:
se me ne offri un altro lo prendo volentieri (cosa); 
il professore ne interrogherà un altro (persona);
 
         usato al maschile e senza articolo, acquista valore neutro:
 
desideri altro?;
  • Altri, da non confondere con il plurale di altro, si usa solamente al maschile singolare e significa “qualcun altro”, ha un uso quasi esclusivamente letterario:
qualcuno ti crederà, altri ti deriderà;
  • Tale preceduto dall’articolo indeterminativo, si usa per indicare una persona sconosciuta:
Un tale ha chiesto di te;
 
si usa per indicare una persona già nominata quando è preceduto da quello:
 
è quel tale di cui mi hai parlato;
 
si può usare per indicare una persona conosciuta della quale pero non si vuole menzionare il nome:
 
parlava solamente di se, che era il tal dei tali;
 
 



Pronomi dimostrativi

GRAMMATICA ITALIANA

Pronomi dimostrativi

 

I pronomi dimostrativi evitano la ripetizione di un nome che indica una persona, cosa o animale e, allo stesso tempo, ne indicano la posizione nello spazio e nel tempo rispetto alla persona che parla o ascolta.
 
Pronomi dimostrativi
 
 
I pronomi dimostrativi possono essere uguali agli aggettivi dimostrativi e si distinguono da questi perché fanno le veci dei nomi, quindi sono sempre soli, al contrario degli aggettivi dimostrativi che accompagnano sempre ai nomi:
 
a me piacciono queste scarpe e non quelle;
 
in questo esempio queste è un aggettivo dimostrativo perché accompagna il nome scarpe, invece quelle è un pronome dimostrativo perché è da solo.
 
I pronomi dimostrativi indicano una cosa, animale o persona vicina a chi parla (questo), vicina a chi ascolta (codesto) o lontana da chi parla e da chi ascolta (quello).
 
I seguenti pronomi dimostrativi non possono mai assolvere la funzione di aggettivi, quindi non possono mai accompagnare a un nome e sostituiscono sempre un pronome personale di terza persona:
 

 
Pronomi dimostrativi
  • Colui, colei e coloro si usano principalmente con il pronome relativo che per indicare persone:
Colui che seguirà i miei consigli, imparerà meglio. 
Colei che si impegna potrà superare queste difficoltà. 
Coloro che supereranno il test potranno accedere al corso.
  • Costui, costei e costoro si usano con le persone e esprimono generalmente un valore dispregiativo:
Non voglio sapere niente di costui. 
Che cosa fa costei? 
Non mi fido di costoro.
  • Questi e quegli fanno sempre riferimento a persona e solo in funzione di soggetto, il loro uso è prevalentemente letterario:
Vincenzo e Vittorio sono molto intelligenti, ma questi (Vittorio) è più atletico di quegli (Vincenzo)
  • Ciò a valore neutro e si usa per indicare oggetti o cose astratte, è invariabile e quando si usa con valore di complemento diretto può essere sostituito dalla particella pronominale ne (di ciò), ci, vi (a ciò) e lo (ciò):
Che ne dici?  (di ciò) 
Non ci credo. (a ciò) 
Non ti preoccupare, vi baderò di persona. (a ciò) 
Questo lo studierò domani. (ciò)
 
I seguenti pronomi dimostrativi presentano forme uguali a quelle degli aggettivi dimostrativi e possono funzionare da aggettivi quando accompagnano il nome.
 
Pronomi dimostrativi
  • Questo, codesto e quello possono riferirsi sia a persone che a cose, pero occorre tener presente che quando si usano per riferirsi a persone possono esprimere un tono di poco rispetto:
Chi è questo qui? (tono poco rispettoso) 
Chi è questo ragazzo? (tono più educato)
 
Come abbiamo visto indicano vicinanza o lontananza rispetto a chi parla o ascolta. 
Il pronome questo può essere rafforzato dall’avverbio di luogo qui o qua, il pronome quello può essere rafforzato dall’avverbio di luogo o :
 
Questa casa è migliore di quella . (lontana da chi parla e da chi ascolta)
La tua macchina è uguale a questa qua. (vicina a chi parla) 
Questa sedia è mia, la tua è codesta. (vicina a chi ascolta)
  • Stesso e medesimo (meno usato) hanno le stesse caratteristiche e gli stessi usi degli aggettivi dimostrativi corrispondenti, possono essere usati con valore neutro, con il significato di “la stessa cosa”:
Usiamo lo stesso libro dell’anno scorso. (aggettivo) 
Il libro è lo stesso dell’anno scorso. (pronome) 
Che cosa ne pensi? Per me è lo stesso. (valore neutro)
  • Tale si riferisce sempre a persone e più esattamente a quella persona:
questo è il tale di cui ti parlavo;
 

 



 

Pronomi possessivi

GRAMMATICA ITALIANA

Pronomi possessivi

 

I pronomi possessivi sono uguali agli aggettivi possessivi, dai quali si distinguono per il fatto che gli aggettivi possessivi accompagnano i nomi, mentre i pronomi possessivi fanno le veci dei nomi evitandone la ripetizione e, allo stesso tempo, indicando il possesso o l’appartenenza delle cose o persone di cui fanno le veci.
 

Pronomi possessivi

 
I pronomi possessivi sono sempre preceduti dall’articolo determinativo o dalla preposizione articolata:
 
Le mie scarpe sono quelle marroni, le tue sono quelle nere. 
Il mio quaderno è quello vicino al tuo.
 
Nei due esempi anteriori mie e mio sono aggettivi possessivi perché accompagnano i nomi “scarpe e quaderno«, invece tue e tuo sono pronomi possessivi perché ne fanno le veci.
 
I pronomi possessivi possono non riferirsi a un nome espresso anteriormente ed essere usati anche con valore sostantivale:
 
fa bene a difendere il suo; (ciò che gli appartiene) 
come stanno i tuoi?; (la tua famiglia) 
spero che abbia ricevuto la mia ultima; (lettera)
 
ne hai combinata una delle tue; (malefatte) 
anch’io ho il diritto di dire la mia; (opinione) 
lui è dei nostri; (dalla nostra parte) 
brindiamo alla vostra; (salute) 
sta sempre sulle sue; (non da confidenza)

Ci sono casi in cui il possesso può essere indicato senza usare un aggettivo o un pronome possessivo, ma usando un pronome personale di terza persona in funzione di complemento di specificazione:

Abbiamo conosciuto la sorella di lui.
 
Sono pronomi possessivi anche il proprio, la propria, i propri, le proprie e l’altrui, la altrui, gli altrui e le altrui.
 
Occorre ricordare che il proprio si può usare solamente quando il soggetto coincide con il possessore della preposizione, negli altri casi bisogna usare il possessivo il suo, la sua ecc.:
 
Carlo parla sempre del proprio lavoro. (soggetto e possessore coincidono)
Ho incontrato Carlo con sua madre. (soggetto e possessore sono diversi)
 
 

Pronomi personali

GRAMMATICA ITALIANA

Pronomi personali

I pronomi personali indicano le persone che sono parte di un discorso.
 
I pronomi personali di prima e seconda persona non sostituiscono nessun nome, ma svolgono essi stessi la funzione di nomi, sono variabili solamente nel numero, in prima persona (io, mi e noi) rappresentano chi parla (emittente del messaggio), in seconda persona (tu, te e voi) rappresentano chi ascolta (destinatario del messaggio):
 
io, me, mi (1° persona singolare) 
noi, ce, ci (1° persona plurale) 
tu, te, ti (2° persona singolare) 
voi, ve, vi (2° persona plurale)
 
I pronomi personali di terza persona (lui, lei, egli e loro) possono indicare le persone di cui si parla:
 
egli, lui, esso, gli, lo (3° persona maschile singolare) 
essi, loro, gli, li (3° persona maschile plurale) 
ella, lei, essa, le, la (3° persona femminile plurale) 
esse, loro, gli, le (3° persona femminile plurale) 
sé, si, ne (invariabili)
 
i pronomi personali di terza persona possono essere usati anche per rivolgersi direttamente a una o più persone con cui non si ha confidenza, in maniera formale, in questo caso bisognerebbe usare la forma femminile, ma oggi si preferisce seguire la concordanza logica, secondo il genere della persona cui si riferiscono:
 
Signor Carlo, Lei è molto simpatico. 
Signora Carla, Lei è molto simpatica.
 
I pronomi personali della prima e della seconda persona sono variabili solamente nel numero, invece quelli della terza persona sono variabili anche nel genere.
 
 
Pronomi personali
 
 
Come si vede nell’immagine i pronomi personali possono avere diverse forme a seconda della funzione che svolgono nella frase:
  • Una forma quando sono usati come soggetto;
  • Due forme quando sono usati come complemento, una chiamata forma forte o tonica e l’altra forma debole o atona.

 

 


Continua a imparare i pronomi facendo clic sui link qui sotto
 
pronomi personali soggetto
 
pronomi personali complemento
 
pronomi personali riflessivi
 
 
 



Il pronome

IL PRONOME

 
Il pronome
 

Il pronome

 
Il pronome (dal latino pro-nome, “al posto del nome”) è una parola che sostituisce una parte del discorso che può essere un nome, un aggettivo, un verbo, un altro pronome o un’intera frase, per questo che sarebbe più corretto chiamarlo sostituente
 
Il suo uso permette di evitare inutili ripetizioni (funzione chiamata stilistica) che appesantirebbero fastidiosamente il discorso.
 
Carlo simpatico? Non lo è per niente. (sostituisce un aggettivo) 
Non ha studiato e lo deve fare. (sostituisce un verbo) 
Usa la mia, che è più grande. (sostituisce un pronome) 
Dove hai messo le chiavi? Non lo so. (sostituisce una frase)
 
 
Il pronome può svolgere tre funzioni:
 
1.   Funzione anaforica quando si il pronome sostituisce e segue un nome che si è nominato in precedenza, evitando così la ripetizione:
 
ho chiamato tua madre e le ho detto che sei a casa mia;
 
in questo esempio il pronome le segue e sostituisce il nome madre che si è nominato in precedenza nella frase.
 
 
2.   Funzione cataforica quando il pronome sostituisce un nome non ancora nominato, quindi lo precede anziché seguirlo:
 
li porto io i libri;
 
in questo esempio il pronome li precede il nome libri.
 
 
3.   Funzione designativa quando fa le veci di un nome che non è presente nella frase ma è parte attiva della situazione in cui si svolge la comunicazione:
 
se tu mi accompagni vengo anch’io;
 
in questo esempio i pronomi tu ed io non sono usati per sostituire qualche nome nominato nella frase, essi sono dei nomi veri e proprio che compiono l’azione.
 
Per essere più esatti, occorre precisare che un pronome personale ha funzione deittica, quando si riferisce a una cosa o una persona presenti durante la comunicazione:
 
questo lavoro lo fai tu;
venite qui voi per favore;
 
in queste due esempi si può capire a chi si riferiscono i pronomi deittici tu e voi, solamente se si è presenti durante la conversazione accompagnando le frasi con un gesto che indichi le persone.
 
Invece un pronome personale a una funzione anaforica quando si riferisce a una cosa o persona menzionate precedentemente nel discorso,
 
Ci sono vari tipi di pronome, dipendendo dal loro significato si possono distinguere in: pronomi personali, pronomi possessivi, pronomi dimostrativi, pronomi indefiniti, pronomi relativi, pronomi interrogativi e pronomi esclamativi.
 
Per fare l’analisi grammaticale del pronome bisogna distinguere:
  • Il tipo: possessivo, dimostrativo, indefinito, relativo, doppio, interrogativo o esclamativo.
  • Il genere: maschile o femminile.
  • Il numero: singolare o plurale.
  • La funzione logica: soggetto o complemento
Con rispetto ai pronomi personali occorre stabilire oltre agli elementi menzionati anteriormente, anche la persona: prima, seconda o terza.
 

Numerali frazionari, distributivi e collettivi

GRAMMATICA ITALIANA

Numerali frazionari, distributivi e collettivi

 

Numerali frazionari, distributivi e collettivi
 
 
Oltre agli aggettivi numerali cardinali, ordinali e moltiplicativi, esistono altri tre tipi di numerali: numerali frazionari, distributivi e collettivi.
  • I numerali frazionari: non sono aggettivi ma nomi, indicano una o più parti di una totalità e si formano unendo un numero cardinale, che indica la parte, con un numero ordinale che indica la totalità. Nei testi normali si scrivono in lettere mentre nei testi scientifici e matematici si scrivono in cifre:
  •  
Numerali frazionari, distributivi e collettivi
 
Per indicare la divisione in due parti di un’unita, si usano i termini mezzo e metà.
Mezzo può essere usato sia come nome sia come aggettivo. Quando è usato come aggettivo concorda in genere e numero con il nome cui si riferisce e lo precede:
 
mangio solamente mezza pizza;
 
invece quando è usato come nome non varia in genere e numero perché il suo significato corrisponde sempre a “un mezzo”:
 
Sono già le otto e mezzo;
  • i numerali collettivi sono per la maggior parte nomi e indicano persone, animali o cose riunite in un solo gruppo:
coppia, paio, terna; 
decina, dozzina, ventina; 
centinaio, migliaio; 
centenario, millenario; 
triduo, novena, quarantena; 
bivio, trivio, quadrivio;
 
nomi che indicano un periodo di due, tre o più mesi:
 
bimestre, quadrimestre, semestre;
 
nomi che indicano un periodo di due, tre o più anni:
 
biennio, quadriennio, decennio;
 
nomi che indicano due o piu esecutori di una composizione musicale:
 
duetto, terzetto, quartetto, sestetto;
 
i termini usati nel gioco della tombola o del lotto:
 
ambo, terna, quaterna, cinquina
 
i termini usati nella composizione musicale:
 
 terzina, quartina, sestina, ottava;
 
alcuni numerali collettivi hanno valore approssimativo:
 
ha una trentina d’anni; 
ci saranno un centinaio di persone;
 
gli aggettivi ambedue che è invariabile ed entrambi che al femminile fa entrambe, significano tutti/e e due, si usano prima dell’articolo del nome a cui fanno riferimento:
 
si è ferito entrambe le braccia; 
ambedue fratelli si sono laureati;
  • i numerali distributivi sono locuzioni che indicano come si ripartiscono più persone o cose nel tempo e nello spazio:
i ragazzi passavano uno alla volta; 
hanno assegnato due compiti per ciascuno; 
devi prendere l’antibiotico ogni otto ore;
 
 



Gli aggettivi numerali moltiplicativi

GRAMMATICA ITALIANA

Gli aggettivi numerali moltiplicativi

 

Gli aggettivi numerali moltiplicativi
 
Gli aggettivi numerali moltiplicativi indicano quante volte una cosa è maggiore rispetto a un’altra oppure quante sono le parti di cui si compone una cosa:
 
Questo lavoro offre un vantaggio doppio. 
I partiti hanno formato una triplice alleanza.
 
Gli aggettivi numerali moltiplicativi sono variabili sia in genere sia in numero:
 
una spesa doppia 
delle spese doppie 
un esercizio doppio 
degli esercizi doppi
 
se si utilizzano con un articolo determinativo, prendono un valore di sostantivo:
20 è il quadruplo di cinque
 
Gli aggettivi numerali moltiplicativi hanno due forme e possono essere infiniti:
 
Gli aggettivi numerali moltiplicativi
 
 
però normalmente vengono usati solamente per le prime 3 unità:
 
doppio
triplo
quadruplo
 
con le unità numeriche superiori si ricorre all’uso si una perifrasi:
 
una dimensione dieci volte maggiore
 
La forma doppio, triplo ecc., si usa per indicare quante volte una cosa è più grande di un’altra, invece la forma duplice, triplice ecc., si usa per indicare che una cosa è formata da due o più parti, che serve per due o più usi o che ha due o più scopi:
 
Questa scatola ha un peso doppio di quest’altra. 
Questo strumento ha una duplice funzione.
 
Anche se ci sono anche molti casi in cui queste due forme vengono usate senza differenziarli, come fossero sinonimi:
 
Faccia una ricevuta in doppia copia. 
Faccia una ricevuta in duplice copia.
 
 



Gli aggettivi numerali ordinali

GRAMMATICA ITALIANA

Gli aggettivi numerali ordinali

 

 
Gli aggettivi numerali ordinali indicano l’ordine di successione che una persona, animale o cosa occupa in cui una successione numerica.
 
Al contrario degli aggettivi numerali cardinali possono variare sia nel genere che nel numero per accordarsi con il nome cui si riferiscono.
 
Il decimo giorno del mese. 
La seconda settimana del mese.
 
Per ogni numero cardinale esiste l’equivalente aggettivo numerale ordinale:
 
 
Gli aggettivi numerali ordinali
 
 
i primi dieci aggettivi numerali ordinali, hanno una forma particolare che deriva dal latino:
 
primo 
secondo 
terzo 
quarto 
quinto 
sesto 
settimo 
ottavo 
nono 
decimo
 
tutti gli altri si formano aggiungendo il suffisso –esimo al numero cardinale eliminando normalmente l’ultima vocale ad eccezione dei composti di tre che hanno l’ultima vocale accentata:
 
 
Gli aggettivi numerali ordinali
 
 
Gli aggettivi numerali ordinali si possono scrivere in cifre arabiche seguite in alto a destra dal segno esponenziale o per il maschile (a  per il femminile) o dai numeri romani:
 
 
Gli aggettivi numerali ordinali
 
 

Gli aggettivi numerali ordinali possono anche essere scritti con le cifre árabe accompagnate dalla lettera esponente “°”per il maschile e “ª” per il femminile, posta in alto a destra

1° (primo), 2° (secondo), 3 ª (terza), 4 ª (quarta)…

 
Gli aggettivi numerali ordinali possono essere sostantivati premettendo l’articolo determinativo:
 
Beati gli ultimi perché saranno i primi.
 
Gli aggettivi numerali ordinali precedono sempre i nomi cui si riferiscono tranne quando fanno riferimento a personaggi storici o papi:
 
il terzo ciclista
Napoleone III
e quando si usano nelle scritte e nei titoli
atto secondo
capitolo ottavo
fila quinta
 
Gli aggettivi numerali ordinali, a differenza dei cardinali, variano tutti nel genere e nel numero e si accordano con il nome cui si riferiscono seguendo le stesse regole degli aggettivi qualificativi:
 
il primo giorno 
i primi giorni 
la prima settimana 
le prime settimane
 
Mille non si cambia in –mila come nei cardinali, ma segue la regola degli aggettivi numerali ordinali:
 
La millesima parte di una sostanza.
 

Il numerale ordinale “primo”, si può utilizzare al posto del cardinale per indicare il giorno iniziale di un mese, evitando usare la parola “ giorno”:

La festa comincia il primo marzo.

 

Vediamo alcuni esempi di numeri ordinali:

0º → zeresimo
1º → primo
2º → secondo
3º → terzo
4º → quarto
5º → quinto
6º → sesto
7º → settimo
8º → ottavo
9º → nono
10º → decimo
11º → undicesimo
12º → dodicesimo
13º → tredicesimo
14º → quattordicesimo
15º → quindicesimo
16º → sedicesimo
17º → diciassettesimo
18º → diciottesimo
19º → diciannovesimo
20º → ventesimo
21º → ventunesimo
22º → ventiduesimo
23º → ventitreesimo
24º → ventiquattresimo
25º → venticinquesimo
26º → ventiseiesimo
27º → ventisettesimo
28º → ventottesimo
29º → ventinovesimo
30º → trentesimo
40º → quarantesimo
50º → cinquantesimo
60º → sessantesimo
70º → settantesimo
80º → ottantesimo
90º → novantesimo
100º → centesimo
101º → centounesimo
102º → centoduesimo
200º → duecentesimo
300º → trecentesimo
400º → quattrocentesimo
500º → cinquecentesimo
600º → seicentesimo
700º → settecentesimo
800º → ottocentesimo
900º → novecentesimo
1000º → millesimo
2000º → duemillesimo
1.000.000º → milionesimo